15 gennaio 2012

J. Edgar (C. Eastwood, 2011)

L’odierna FBI nasce dalla mente geniale di un uomo ossessionato dalla sicurezza del proprio Paese. Talmente ossessionato da vedere nemici ovunque e da cancellare qualsiasi cosa lo distraesse dal suo lavoro.

Clint Eastwood confeziona un film biografico difficile, perché è estremamente complesso raccontare quarantotto anni di storia americana, piena di vicende misteriose, omicidi politici (J. F. Kennedy e Martin Luther King) e complotti ancora non completamente svelati. In un contesto del genere, solo un uomo di ferro come Edgar Hoover poteva sopravvivere.

Una ricostruzione storica perfetta fa da cornice a un fitto intreccio di eventi che si lasciano seguire con facilità. Soltanto una solida sceneggiatura consente allo spettatore di non perdersi mai nel labirinto delle strategie di spionaggio politico, ed evidentemente Eastwood lo sa bene.

DiCaprio ritorna nei panni di un ricco e potente megalomane – dopo The Aviator – e non dimentica i preziosi consigli di Scorsese, mettendo in scena un Edgar Hoover tanto ferreo nella vita pubblica quanto fragile in quella privata. Gli unici affetti che lo circondano sono la madre (Judi Dench), il collaboratore Clyde Tolson (Armie Hammer, suo amante) e la segretaria personale (Naomi Watts).

Tutto perfetto tranne il pessimo invecchiamento artificiale di Armie Hammer, che sembra più un pupazzo satirico che non un elegante e facoltoso anziano.

Voto: 8

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